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It Note Utili / Seconda Guerra Mondiale

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Il meglio e il peggio dell'Umanità furono messi sotto gli occhi di tutti.

Tedesco: Vuole smetterla di parlare della guerra?
Basil: Io? Avete cominciato voi.
Tedesco: Non abbiamo cominciato noi.
Basil: Sì, lo avete fatto. Avete invaso la Polonia!
Fawlty Towers, "I Tedeschi"

Le radici del conflitto bellico più grande della storia affondano nei secoli, ma le cause più immediate della guerra stanno tutte nella risoluzione della Prima Guerra Mondiale e della conseguente Grande Depressione.

Novembre 1918: Tutto Calmo Sul Fronte Occidentale e tutti emettono un sospiro di sollievo nel venire a conoscenza che la Grande Guerra è finalmente giunta al termine. E la cosa è giustificata: più di dieci milioni di soldati rimasero uccisi lungo il corso di una guerra di appena quattro anni, senza contare le più di sette milioni di vittime civili e l'innumerevole numero di feriti. Queste moltitudini di morti furono conseguenza diretta del sorpasso che la tecnologia bellica operò sul pensiero bellico, e l'applicazione di tattiche ottocentesche ad armi del XX secolo portò ad una guerra di trincea e a battaglie lunghe, inutili e orrendamente inefficienti.

Il subitaneo collasso degli imperi germanici, quello Tedesco e quello Asburgico, portò alla creazione di molti 'nuovi' paesi, ridisegnando così i confini di tutta l'Europa centrale e meridionale. La doppia monarchia Austro-Ungarica venne divisa tra l'Austria, l'Ungheria, la Cecoslovacchia (una strana unione dei popoli Cechi e Slovacchi), la Jugoslavia (un'unione panslavica presieduta dalla Serbia), e la Polonia. L'Italia e la Romania ricevettero rispettivamente l'attuale Trentino/Alto-Adige e la Transilvania. La Germania perse territori a favore della Danimarca e della Polonia e restituì Alsazia e Lorena alla Francia; dovette inoltre abbandonare tutte le sue colonie d'oltremare, che pur essendo state fino a quel momento economicamente inutili erano comunque state un'enorme fonte di orgoglio nazionale prima del conflitto.

La creazione dei 'nuovi' stati e la ridefinizione dei confini nazionali lasciarono le minoranze germanofone sparse per tutta l'Europa centro-orientale. Non solo, ma alcune aree dei territori ceduti, specialmente quelli adiacenti al confine Tedesco o Austriaco, si trattava di vere e proprie maggioranze, come nell'ora italiano Alto-Adige, che l'Italia poté ottenere dalla Lega delle Nazioni per assicurarsi un confine naturale lungo le Alpi. Tutto questo sarebbe stato determinante in seguito. Nel frattempo, l'Austria, l'Ungheria e la Germania si ritrovarono con le loro forze armate fortemente limitate, e furono costretti a pagare delle pesantissime riparazioni agli Alleati con l'assoluto divieto di formare una qualsivoglia unione politica tra loro.

È oggetto di dibattito a quale fosse l'effettiva estensione di queste eccessive richieste, e ci si domanda fino a che punto e con quale intensità fecero da protagoniste nel susseguente collasso economico. Le riparazioni, dapprima già troppo alte, vennero grandemente ridotte nel corso delle decadi seguenti, e ai tedeschi venne concessa molta più libertà sul come e sul quando pagarle. Questo in aggiunta al fatto che, in pratica, i pagamenti erano per la maggiore tutto fuorché ignorati, con i tedeschi ben poco disposti a pagarli (spesso rifiutandosi di farlo).

In ogni caso, molti tedeschi considerarono il trattato di pace un'imperdonabile umiliazione nazionale e continuarono a credere che la Germania avrebbe potuto vincere la guerra, o che almeno avrebbe potuto evitare di fare simili concessioni. Ne venne un mito diffuso che presupponeva che Versailles fosse stata la sede di un tradimento delle istituzioni al popolo, imputandolo all'incompetenza e alla vigliaccheria della leadership tedesca, al supposto tradimento dei Socialisti che avevano abbandonato tutti i loro ideali di solidarietà proletaria internazionale per dare man forte ad una guerra non loro, all'atteggiamento vanesio dei Liberal-Democratici, che avevano mandato in fumo l'economia nei momenti subito successivi alla fine della guerra, e a Satana e agli Ebrei perché... beh, così. Andava bene tutto per giustificare la “vera” causa della sconfitta, ed evitare così di parlare del fatto che la Germania, apparentemente contro ogni logica, era stata battuta, cosa che non andava molto d'accordo con le teorie Nazionaliste e di Darwinismo Sociale popolari all'epoca.

Venne creata la Lega delle Nazioni, una specie di embrione di quelle che saranno le Nazioni Unite, in cui tutti gli Stati potevano radunarsi e discutere i propri problemi, risolverli con la diplomazia e promuovere trattati internazionali. Comunque, gli Stati Uniti – che ne erano stati i primi promotori – non vi si unirono, decidendo invece di voltare le spalle al Vecchio Continente, e di isolarsi così dalle “trame straniere”. L'appena formata Unione Sovietica, che al tempo non era considerata importante, ne venne invece esclusa a causa della Guerra d'Inverno con la Finlandia. Come risultato, il successo e l'efficacia della Lega vennero seriamente compromesse e limitate. Nonostante questo, gli Alleati si ritennero soddisfatti di quanto fatto, e se ne tornarono a casa, ciascuno dichiarando tranquillamente non solo di aver visto la fine della guerra, ma anche che il nuovo mondo sarebbe stato prospero e pregno di atti di cooperazione internazionale tra le nazioni democratiche.

Si sbagliavano. L'Europa era scossa dal fervore rivoluzionario, ispirata dall'Unione Sovietica, e i partiti di matrice comunista o socialista cercarono più volte di prendere il potere in Germania, Italia, Ungheria e altrove. La confusione e la perdita di controllo che ne vennero dalla concessione di suffragio fatta a milioni di persone che non erano mai prima di allora entrate in contatto con la politica fecero ben presto capire che tale scelta aveva in qualche modo prodotto un grave contraccolpo alla vecchia politica Liberale – e tutto nel nome della libertà e della democrazia. Per un certo periodo di tempo, sembrava che la Rivoluzione Mondiale, da lungo profetizzata, potesse veramente farsi avanti. Ma con disappunto dei Marxisti, molti professionisti del lavoro si convertirono al fascismo, un nuovo movimento che combinava la politica di massa con attitudini nazionalistiche e obiettivi sociali volti alla comunità e al welfare. Il Fascismo veniva dipinto come un nuovo movimento rivoluzionario, una 'Terza Posizione' tra i mali del rapacismo Comunista-Internazionale e il caos assillante (e dopo il crollo del mercato, anche 'economicamente devastante') dei vecchi assetti Liberal-Democratici.

Le elité politiche di allora si dimostrarono prone al compromesso con questi nuovi movimenti, e talvolta pensarono esse stesse a istituire i loro regimi dittatoriali per salvarsi dall'avanzata dell''Idra Rossa'. Questo clima politico consentì al Partito Nazionale Fascista di andare al potere in Italia all'inizio degli anni venti, creando un precedente per il resto dell'Europa. Era già passato un decennio prima che uno dei partiti più esclusivi e (meno) apprezzati della Storia, il Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei (o Partito Nazista o NSDAP per fare prima), salì al potere in modo simile (ma con l'importantissima variabile del libero voto popolare, dove in Italia il PNF era dovuto ricorrere al colpo di Stato). Sotto il governo del carismatico demagogo (e nominato al premio per il titolo di “Pittore Più Cattivo Di Sempre”) Adolf Hitler, la Repubblica Di Weimar venne riassestata dal suo stato comatoso, e la Germania si prestò così a violare ogni rimanente clausola del Trattato di Versailles, riarmando il proprio esercito (dopo cinque anni di test in acque internazionali) e riunendosi coll'Austria per creare uno Stato tedesco unificato nel 1938.

Un anno prima, uno scontro di confine tra l'allora disorganizzata e frazionata Repubblica di Cina e l'Impero del Giappone era degenerata in una vera e propria guerra. Ovviamente, il governo Giapponese fu lesto nel mettere in chiaro agli osservatori stranieri che il così detto 'Incidente Cinese' non lo era affatto, nonostante che incidenti che durano tre mesi, che coinvolgono milioni di uomini e mietono 300mila vittime nella sola battaglia di Shangai potessero far pensare al contrario. Il modo di combattere urbano e casa per casa di Shangai è solo una delle tante genesi suggerite per la bomba molotov, una semplice arma che era ormai l'unica soluzione efficiente e impiegabile contro l'intrattabile problema posto dai carri armati giapponesi in mancanza di appropriati mezzi anti-carro. In teoria, i giapponesi insistevano che l'Impero si era immesso negli affari cinesi con l'unico obiettivo di liberare la Cina dall'oppressione imperialista d'Europa e per portare pace e progresso ai loro compagni asiatici. Ben poche persone, da entrambi i fronti, volevano davvero quella guerra, ma i generali dell'avamposto giapponese della Cina del Nord (la Manciuria) avevano deciso che la conquista della Cina era nel miglior interesse del Giappone, e optarono per attuarla essi stessi – capirono che i loro politici non avevano il fegato per dichiarare una vera vera guerra, e agirono di conseguenza. In ogni caso, dopo un anno di rapide avanzate nei paesi e nelle città costali e fiumane, l'impresa raggiunse uno stallo non appena le catene di rifornimento giapponesi raggiunsero il loro massimo limite d'estensione. A questo punto la gente di entrambi i fronti sperava che la leadership dell'Impero sollevasse delle nuove richieste, così da portare a una repentina domanda di pace. Quello che successe fu che il Gabinetto Imperiale venne persuaso che la guerra potesse essere vinta in appena un altro anno o due di avanzate rapide, e la leadership della Repubblica realizzò che l'ostilità pubblica verso il Giappone non lasciava loro spazio per negoziare nulla di simile ad una pace bianca. Quello che seguì furono anni di scontri partigiani al limite del caos più ingestibile.

La reazione estera all'Incidente Cinese fu pressoché nulla – la gente semplicemente non era interessata, specialmente ora che gli eventi europei erano arrivati al loro apice. Dall'usurpazione giapponese della provincia settentrionale della Manciuria (un territorio grossomodo delle dimensioni della Francia) nel 1931 alla invasione su larga scala con la successiva occupazione del 1937, l'intera faccenda servì solamente a mettere in evidenza la effettiva inutilità della Lega delle Nazioni. La sua reazione a quegli ovvi problemi fu quella di sedersi in un angolo con gli occhi chiusi e le mani sulle orecchie per non sentire. Anche se nel '31 aveva fatto un tentativo di sanzionare il Giappone per le sue azioni, quest'ultimo aveva evitato la cosa semplicemente lasciando la Lega. Tal cosa associata ad altri incidenti simili, come l'annessione italiana dell'Etiopia nel 1935, servì solamente ad incoraggiare i poteri della novella 'Asse' (un Patto Tripartito tra Germania, Italia e Giappone) a passare all'azione contro quelle che sembravano vecchie democrazie deboli e stanche e senza più la voglia di combattere. Hitler in particolare era convinto che Regno Unito e Francia non fossero assolutamente interessate a portare avanti un'altra guerra con la Germania, e che al massimo si sarebbero impegnate in guerre di difesa. Questo errore di giudizio non era molto lontano dal darsi la zappa sui piedi, poiché era associato al pensiero che possedere un Impero equivalesse ad un'automatica garanzia di prosperità.

In Europa gli Alleati non fecero nulla per un bel po'. Questo fu il risultato di molta delle successiva apatia e senso di colpa. Senso di colpa riguardo il trattamento riservato alla Germania a Versailles, e apatia perché quello che stava succedendo in Germania in un certo senso non erano fatti loro. Ma vi ricordate di tutte quelle minoranze-maggioranze fuori dalla nuova Germania? Hitler le rivoleva indietro, e questo significava prendere indietro il territorio. Prima fu l'Austria (con il così detto Anschluss), che comunque agli Alleati non interessava molto, nonostante la cosa violasse apertamente la Pace di Versailles. In ogni caso, non si sentivano in grado di entrare in guerra per difendere dei tedeschi attaccati da altri tedeschi, e dopotutto l'annessione era quello che la (maggior parte?) degli austriaci voleva.

Comunque, la cosa fu seguita da pretese sul Sudetenland e sulle aree di confine della Cecoslovacchia, tutte a maggioranza tedesca. Questa volta la questione era un tantino più spinosa, visto che la Cecoslovacchia era pur sempre ad assoluta maggioranza Ceca e Slovacca, e non era affatto disposta a rinunciare ai propri territori di confine (che non a caso contenevano tutte le sue fortificazioni e basi militari). La guerra fu evitata per un pelo grazie alla redazione dell'Accordo di Monaco, firmato da Germania, Italia, Francia e Regno Unito (mentre la Cecoslovacchia e l'Unione Sovietica furono lasciate fuori dai negoziati). La Cecoslovacchia fu costretta a cedere il Sudetenland. Cosa meno nota, fu anche costretta a concedere una fetta dei suoi territori orientali all'Ungheria e un frammento alla Polonia. Ma il mondo tirò un sospiro di sollievo. La guerra era stata evitata. Il Primo Ministro britannico Neville Chamberlain annunciò che credeva “che quello sarebbe stato il tempo della pace.” Hitler promise che quello sarebbe stato l'ultimo territorio che avrebbe reclamato.

Mentì. Non solo la cosa fu seguita dall'invasione e dall'annessione di quello che era rimasto della Cecoslovacchia, ma Hitler iniziò poi a pretendere i territori polacchi. Ormai in allarme, Francia e Regno Unito dichiararono il proprio supporto per la Polonia, e che ogni minaccia alla sua indipendenza sarebbe stata considerata una dichiarazione di guerra.

E sappiamo tutti cosa è successo dopo.

La Seconda Guerra Mondiale inizia ufficialmente l'1 Settembre del 1939, con l'invasione nazista della Polonia. Francia e Regno Unito dichiarano dunque guerra alla Germania, ma non fanno nulla di concreto per aiutare. La Polonia cerca di difendersi, ma viene invasa nello stesso momento dall'Unione Sovietica da oriente, e soccombe in un paio di settimane. Segue una strana pausa di otto mesi, che i tedeschi chiamano la Sitzkrieg (Guerra Sedentaria), da noi meglio conosciuta come Strana Guerra, in cui gli inglesi e i francesi non fanno nulla mentre la Germania più o meno non fa nulla, con l'eccezione di due sprizzi di energia che le permettono di conquistare Danimarca e Norvegia. Quando i tedeschi decidono finalmente di attaccare il fronte occidentale il 10 Maggio del 1940, prendono gli Alleati del tutto di sorpresa, passando attraverso il centro della linea di difesa francese passando per la foresta delle Ardenne con i loro carri armati (cosa che i francesi non credevano possibile, e che comunque anche i tedeschi ammisero essere davvero un'impresa), e dirigendosi tranquillamente al Canale della Manica creando una sacca di forze Alleate a nord, la quale includeva praticamente la totalità della Forza di Spedizione Britannica. La FSB riesce ad evacuare ed a evitare la cattura (è il così detto “miracolo di Dunkirk”), ma la armata tedesca trionfante si dirige a sud e attacca i francesi, ora palesemente in inferiorità numerica, che si arrendono. L'intera campagna dura in tutto sei settimane. Non appena la Francia collassa, Benito Mussolini decide di imitare Hitler e attacca la Francia (più che altro per convenienza, ben sapendo di non avere nessuna preparazione per l'impresa) cosa che l'armata italiana riesce a fare molto male, nonostante la netta superiorità numerica. Un buon inizio per un alleato che, per i tedeschi, si rivelerà tutt'altro che prezioso, o così sembra, almeno da un punto di vista superficiale. Dopo che la polvere si placa, i Paesi Bassi, il Belgio, il Lussemburgo e la Francia sono tutti finiti ai piedi delle Forze dell'Asse.

La sconfitta degli Alleati in Francia può essere meglio compresa ricordando che l'Inghilterra, il Belgio e in particolare la Francia non volevano assolutamente immischiarsi in un'altra guerra. Avevano appena perso quasi un'intera generazione di uomini sui campi di battaglia della Prima Guerra Mondiale, e nessuno dei suoi soldati o civili si era dimostrato prono a combatterne una seconda. Questo significava che non solo gli Alleati avevano poco più che osservato da lontano l'attacco di Hitler alla Polonia, alla Danimarca e alla Norvegia, ma anche che quando finalmente si sono decisi ad attaccare soffrendo ingenti sconfitte (tutte causate più o meno dalla loro stessa esitazione strategica), finirono col passare dallo sconforto al fatalismo e alla rassegnazione di non essere più in grado di mettere in piedi una difesa consistente. In un certo senso, stavano sperimentando la stessa pena che loro stessi avevano imposto ai vinti della precedente guerra, e in una certa misura anche ai vincitori ex-alleati (l'Italia, cui era stata promessa una posizione di maggiore rilievo sul tavolo delle trattative di Versailles, ottenne poco o niente, e a costi enormi, cosa che spiega il perché del cambio di fronte).

Il Regno Unito ora era da solo contro la grande Germania Nazista e l'Italia sua alleata (per quanto possa contarenote ). Il suo esercito venne annientato e non era in condizione di resistere all'invasione, ma gli rimaneva ancora la Royal Navy, la Royal Air Force e il Canale della Manica a proteggerlo. I tedeschi difettavano degli strumenti necessari per un invasione via mare, e non avevano la possibilità di contrastare la marina inglese mentre preparavano linee di supporto all'invasione, né poterono stabilire una superiorità aerea per un lasso di tempo sufficiente; i nazisti allora conclusero che prima di poter invadere l'isola era necessario sgombrarne i cieli. Comunque, la battaglia tra la RAF e la Luftwaffe finì con la vittoria inglese, e l'Operazione Leone di Mare, il piano di invasione tedesco (che comunque non venne mai preso seriamente in considerazione), venne cancellato. In ogni caso, i tedeschi rimasero i padroni incontrastati della Fortezza Europa. Gli inglesi non avevano speranza di sconfiggerli senza aiuto... e l'unica loro speranza poteva solo attraversare l'Atlantico, passando sopra migliaia di sottomarini tedeschi, che nuotavano infestando quelle acque.

Più o meno in questo periodo, la Russia è impegnata a perdere (più o meno) una guerra contro la Finlandia. Nonostante fossero in netta maggioranza rispetto i finlandesi in qualsiasi senso possibile, i Sovietici si comportarono orribilmente. Dopo sei mesi, i russi riuscirono a conquistare solo poche miglia di terreno di là del confine. Parte di ciò è dovuta anche alle purghe staliniane degli anni '30, che lasciarono l'Armata Rossa senza possibilità di opporsi allo stato, ma anche di organizzarsi decentemente per la guerra. I finlandesi non avevano né i numeri in termini di popolazione o di economia per proseguire la guerra, così alla fine si arresero e cedettero un certa fetta di territorio da loro ritenuta inutile, ma solo dopo aver inferto delle perdite incredibilmente sproporzionate al suo ben più imponente avversario. Comunque, la campagna coniò una delle più comuni armi improvvisate. Mentre i russi iniziarono a lanciare bombe a spargimento, il Ministro degli Esteri Vyacheslav Molotov disse che erano in realtà ''caschetti di pane'' per il popolo finlandese. I finlandesi si appropriarono del metodo improvvisato, sviluppato inizialmente durante la Guerra Civile Spagnola, di versare del gasolio in bottiglie di vetro e di dar loro fuoco prima di gettarle al nemico. Gli diedero il nome di cocktail Molotov, perché era un ottimo companatico.

Mussolini si sentì escluso da tutto questo conquista-conquista, e si apprestò così a invadere i Balcani e la Grecia solo per finire col dover chiedere alla Germania di dargli manforte. La Wehrmacht, che già aveva dimostrato la sua preparazione in Francia, non ebbe problemi a penetrare in Grecia e a catturare la maggior parte del Mediterraneo. Solo la piccola isola di Malta riuscì a resistere nonostante la quasi-inedia che dovette subire, atto che da solo garantì all'isola la Croce di Re Giorgio. Mussolini ne uscì umiliato, e Hitler ottenne ancora più prominenza al tavolo delle trattative. La battaglia si spostò dunque in Nord Africa, dove gli inglesi e i tedeschi (col supporto delle sempre più povere e mal supportate truppe italiane) si scontrano per il controllo del Canale di Suez e accedere così alle inestimabili riserve petrolifere del Medio Oriente.

Il 14 Febbraio del 1941, il neopromosso Feldmaresciallo Erwin Rommel (ex-comandante della 7ma Panzerdivision, nota per le sue incredibili manovre durante la Battaglia di Francia, che le garantirono il soprannome di “Divisione Fantasma”) arriva a Tripoli per iniziare a supervisionare il fronte ora al suo comando. Alla guida delle “Deutsches Afrikakorps”, Rommel si ritrova sia a corto di uomini (seppure lodi il coraggio degli italiani rimasti) e di equipaggiamento. Ma la cosa lo ferma? No. Ordina alle sue truppe di iniziare a muoversi il più velocemente possibile, tranciando gli appostamenti inglesi in Egitto. Solo un contrattacco disperato riesce a respingerlo, mostrando come la guerra in Africa verrà combattuta per tutto l'anno a venire. In ogni caso, il Fronte Africano passerà alla storia come la zona di guerra più umana e romanticizzata del conflitto, in cui Rommel diventa un comandante rispettato (ottenendo lodi dallo stesso Winston Churchill). Comunque, la guerra in Africa viene vista solo come uno show di supporto alla vera campagna, e come tale non degno di truppe ed equipaggiamento (togliendo a Rommel dei rinforzi vitali che forse gli avrebbero garantito la vittoria).

Dopo non essere riuscito a sconfiggere il Regno Unito, Hitler guardò ad est, verso il suo nemico di vecchia data – l'Unione Sovietica. Fino ad allora, i sovietici non erano considerati il nemico ufficiale di Hitler. Nel 1939, i tedeschi e i sovietici avevano stipulato il Patto Molotov-Ribbentrop, in cui avevano concordato di non entrare in guerra gli uni contro gli altri, per dividersi segretamente la Polonia, e per concedere ai sovietici il diritto di sfruttamento del progetto della motocicletta tedesca di casa BMW. Questa alleanza di convenienza fu utili ad ambo gli aderenti, ma nessuno dei due si aspettava durasse, visto che il sogno ultimo di Hitler era sempre stato quello di distruggere gli “Ebrei Comunisti” dell'Unione Sovietica. Josef Stalin acconsentì al patto per guadagnare tempo per ricostruire la sua armata, che era del tutto disorganizzata dopo le purghe politiche degli anni trenta e il tentativo di invasione della Finlandia. Finalmente il 22 Giugno 1941, esattamente un anno dopo la caduta della Francia, Hitler lancia l'Operazione Barbarossa. È la più grande offensiva della storia della guerra, e mobilita quasi quattro milioni di uomini per tempestare il confine della Russai: tre Gruppi Armati Tedeschi di poco più di un milione di unità l'uno, riforniti da italiani, croati, rumeni e ungheresi e da altri alleati fascisti. La linea di battaglia si stagliava dal Mare Artico fino al Mar Nero.

Hitler aveva anche un secondo motivo per attaccare la Russia: il territorio. Sognava di espandere la Grande Germania verso est, e questa era la sua chance. Si immaginava i russi come una moltitudine infestante, che stava rovinando la terra fertile e rubando il 'Lebensraum'' (spazio vitale) che doveva essere colonizzato dalla Germania. Ovviamente, i “subumani” del luogo dovevano essere rimpiazzati da abitanti Ariani, e dunque quando gli autoctoni se ne uscivano ad acclamare quelli che li avevano liberati da Stalin, i tedeschi si limitarono a sparargli addosso.

Ma anche un armata di quattro milioni di anime non era abbastanza per conquistare la Russia, anche se all'inizio sembravano esserlo. I tedeschi, inavvertitamente assistiti da Stalin, penetrano inizialmente nell'URSS, avanzando di cinquanta chilometri al giorno. I sovietici vanno in rotta nel panico e nella confusione, soffrendo milioni di morti. Comunque, le forze sovietiche continuano a combattere ferocemente, anche dopo essere state oltrepassate e tagliate fuori dai rifornimenti. I tedeschi trovano serie difficoltà con i rifornimenti man mano che avanzano verso est, e la comparsa del fronte partigiano sovietico dietro le linee d'avanzamento non è d'aiuto. Grandi unità di partigiani si insinuano nei territori già occupati e iniziano una guerriglia urbana logorante, mentre altri gruppi comunisti si mobilitano in Jugoslavia e in Grecia, obbligando i tedeschi a riposizionare alcune unità nei Balcani. Stalin è poi in grado di trasferire delle truppe fresche dal fronte dell'estremo oriente sovietico dopo essersi accertato che i Giapponesi della Manciuria non hanno intenzione di attaccarlo dalle retrovie. I russi spostano interi settori industriali verso l'interno, mettendoli al sicuro dietro la catena degli Urali, fino alla Siberia occidentale, dove di certo saranno al sicuro dai bombardieri tedeschi.

Per Settembre, i tedeschi sono in controllo della maggior parte della Russia Occidentale, da Novgorod a Kiev. Hitler all'inizio è soddisfatto dei risultati e pianifica solo poche operazioni di riparazione per l'anno successivo. Comunque, i suoi generali lo convincono che Mosca è un bersaglio facile e lui approva l'Operazione Tifone. L'inverno arriva ad aiutare le difese sovietiche: il cattivo tempo, le grandinate e la neve culminano in un freddo devastante che l'Armata Tedesca non può sopportare, particolarmente da quando Hitler perde le sue doti divinatorie e si dimentica di rifornire le sue truppe di uniformi invernali. Queste condizioni naturalmente terribili rinforzano la titanica determinazione dell'Armata Rossa, e i tedeschi vengono fermati letteralmente a pochi passi da Mosca. Alla fine, i sovietici lanciano un contrattacco a sorpresa che impone la ritirata ai nazisti. Stalin e i suoi hanno evitato la sconfitta, ma i tedeschi rimangono in possesso della parte occidentale dell'URSS.

Nel frattempo, dall'altra parte del mondo, la terza forza dell'Asse, il Giappone Imperiale, non aveva nessuna fretta. Su carta, l'Impero e i suoi stati fantoccio controllavano un terzo della Cina, metà della sua popolazione e praticamente la totalità delle sue industrie. In realtà, la Cina occupata si affidava ai banditi e alla guerriglia, e bastava passare le venti miglia da una linea ferroviaria o da un fiume per trovare un territorio al di là del controllo Imperiale. Su carta, le truppe della Repubblica superavano quelle dell'Impero per tre ad uno; in realtà, solo metà di quelle truppe rispondeva al governo centrale guidato dal Guomindang, i Nazionalisti cinesi guidati dal Generalissimo Chiang Kai-shek. La superiorità dell'equipaggiamento giapponese, il suo addestramento, l'organizzazione delle sue unità e la sua struttura militare – per non parlare della sua potenza aerea, che veniva impiegata per spianare le città cinesi senza riguardo (tipicamente tramite bombe infuocate) – non contavano nulla di fronte alla vastità della Cina e della sua innumerevole popolazione. Per esempio, i cinesi non possedevano virtualmente nessuna arma anti-carro; ma i giapponesi non disponevano virtualmente di nessun carro armato utile ad essere condotto nei luoghi dove sarebbe servito, a meno che non si trovasse vicino alle colline della Cina centrale e meridionale, che erano già in loro pugno. L'attrito posto dalle armate centrali del Guomindang era ormai l'ombra di sé stesso, e in una provincia indisturbata e montagnosa della Cina centro-settentrionale, un giovane ufficiale comunista sta pian piano disfandosi dei suoi rivali per diventare il leader della comune socialista del luogo, la più grande del paese. Il suo nome è Mao Tse Tung.

Dopo la caduta della Francia, il Giappone sfrutta l'opportunità per occupare de facto le colonie francesi in Indocina – incluso il moderno Vietnam. Franklin D Roosevelt stava cercando una scusa per reagire già da un pezzo, e gli Stati Uniti provvidero a ridurre le esportazioni di acciaio e petrolio attuando un embargo così da costringere il Giappone al tavolo delle trattative. Visto che gli USA era il primo fornitore di entrambi i beni per il Giappone, il governo dello stesso si ritrovò tra l'incudine e il martello; non potevano mostrarsi deboli davanti agli USA, ma non avevano nemmeno la forza per attaccarli e vincere. I militari suggerirono un piano per colpirli a sud così da catturare i rifornimenti di petrolio delle Indie Orientali Olandesi (la moderna Indonesia) prima che le riserve della marina si esaurissero – cosa che, a questo punto, era solo questione di mesi. La cosa imponeva la neutralizzazione delle Filippine americane, che si trovavano nel mezzo; queste scelte significavano un'inevitabile guerra con gli Stati Uniti.

Gli ufficiali più razionali come l'Ammiraglio Yamamoto, che avevano ben presente la vera forza degli USA, si opposero a questa linea di pensiero suicida che metteva L Onore Prima Della Ragione, ma i loro legami ferrei col governo gli impedirono di spuntarla. Yamamoto allora decise che, se era proprio questa la cosa da fare, la miglior chance di vittoria per il Giappone si sarebbe presentata solo con un assalto preventivo alla Flotta USA di stanza nel Pacifico, allora di base a Pearl Harbor, nelle Hawaii. Una taskforce rinforzata da sei portaerei giapponesi si mosse verso il bersaglio in completa segretezza e, il 7 Dicembre del 1941, riuscì a prendere gli americani del tutto di sorpresa, distruggendone la maggior parte della flotta. Sfortunatamente per loro, i portaerei USA erano già per mare, e un subordinato di Yamamoto, l'Ammiraglio Nagumo, era stato fin troppo cauto, scegliendo di ritirarsi invece che lanciare una terza ondata di bombardieri per distruggere le basi stesse, lasciando intatti i bacini di carenaggio, le officine, il quartier generale navale e le rimesse, che vennero presto riparate e riassestate per ospitare nuovamente la flotta americana nei mesi successivi... ancora di più, ci si dimenticò del tutto delle gigantesche cisterne di carburante, senza le quali i rimasugli della flotta non sarebbero sopravvissuti. Col senno di poi, gli attacchi si rivelarono ben poco fruttuosi in termini di danno permanente, visto che molte delle navi vennero riparate e rimesse in servizio; solo tre navi risultarono completamente irrecuperabili, e un sacco di materiali venero comunque riciclati in qualche modo. In più, con le navi da guerra fuori uso per diversi mesi, la US Navy venne costretta ad affidarsi alle nuove e non testate portaerei e sui sottomarini. Quella che al tempo sembrava essere solo una necessità, si rivelò poi una strategia navale indispensabile per la dottrina militare di oggi.

Con gli Stati Uniti ora in guerra col Giappone, Hitler si apprestò a commettere uno dei più grandi errori strategici della Storia col dichiarare guerra gli USA a supporto del suo alleato. Man mano che il 1941 si avvicina, i tedeschi, che sei mesi prima avevano come unico nemico l'Impero Britannico, erano ora in guerra con le tre nazioni non dell'Asse più potenti della Terra. Da parte loro, i giapponesi ora dovevano vedersela con la potenza industriale americana, la cui capacità di produzione netta non poteva nemmeno sperare di raggiungere. A posteriori, è ormai chiaro che a questo punto l'Asse aveva già perso la guerra affondandosi con le proprie mani.

Comunque, non sembrò subito così evidente che i giapponesi avrebbero perso, visto che riuscirono quasi a spazzare via gli americani e gli inglesi dal Pacifico. Le Filippine, la Malesia, il Singapore, le Indie Orientali Olandesi, Guam e Wake Island caddero in mani nipponiche. Sei mesi di vittorie ininterrotte fecero sembrare come se il Giappone fosse il padrone incontrastato del Pacifico.

Nel frattempo, in Unione Sovietica, Hitler era pronto a tendere un altro agguato a Stalin. Era la primavera del 1942. I sovietici però decisero di mettere le mani avanti. Aspettandosi un nuovo assalto tedesco a Mosca, decisero di attaccare il sud della linea nemica. Ma la Germania si aspettava che la maggior parte delle difese russe si concentrassero attorno alla capitale e aveva deciso di lanciare il proprio attacco al sud. Le due forze inciamparono l'una nell'altra e quella sovietica venne quasi del tutto annichilita, riuscendo solo a rallentare l'offensiva tedesca di due giorni. Avanzando attraverso le spire meridionali del fiume Volga e penetrando nel Caucaso fino alle sue ricce riserve petrolifere, i panzer erano ormai vicini alla loro meta. Hitler prese il controllo di un'area di territorio vastissima, ma i le armate sovietiche del settore riuscirono a ritirarsi fino alla città industriale di Stalingrado (la vecchia Tsaritsyn e l'odierna Volgograd, che allora aveva quel nome per il fatto che Stalin era stato comandante delle truppe Rosse del luogo durante la Rivoluzione d'Ottobre) sul delta del Volga. Qui, i tedeschi e i russi combatterono una battaglia sanguinosa e titanica, spaziando dalle strade agli edifici della città, mentre era ormai evidente che la Germania non aveva la prestanza necessaria a catturare sia Stalingrado che il petrolio del Caucaso, e che avrebbe potuto rischiare di non ottenere né l'una né l'altro cercando di prenderli entrambi.

Alla fine, nel Novembre del 1942, i sovietici riuscirono a prendere i tedeschi di sorpresa, lanciando un attacco perforante che distrusse le posizioni tedesche lungo il Volga e a intrappolare la loro Sesta Armata a Stalingrado. I suoi superstiti, ormai ridotti alla fame, si arresero il 2 Febbraio 1943. Il resto delle truppe di Hitler nella Russia meridionale prese a ritirarsi. Da qui, i sovietici presero l'iniziativa della guerra, e quella divenne una lunga, lenta battaglia di attrito man mano che l'URSS polverizzava l'esercito tedesco. Allo stesso tempo, le battaglie tra l'Asse e gli Alleati in Nord Africa, anche se di scala più ridotta rispetto a quelle del Fronte Orientale, finivano con una decisiva vittoria alleata. A Kharkov, i tedeschi vinsero una battaglia che riuscì a fermare l'avanzata sovietica, ma ormai le sorti della guerra erano cambiate.

Lo stesso era successo nel Pacifico. Il tentativo giapponese di distruggere la flotta americana e di catturare le Midway era finito con un gigantesco buco nell'acqua. I decrittatori americani erano riusciti a comprendere la principale chiave giapponese, ed ora erano a conoscenza di ogni singolo spostamento della loro flotta. Non solo, ma i bombardieri di profondità statunitensi erano riusciti a intercettare la Marina Imperiale Giapponese proprio quando i suoi piani erano stati diretti verso un nuovo attacco – cosa che significava che l'intera superficie di ciascuna nave era ricoperta da carburante, munizione e missili. La US Navy affondò tre portaerei giapponesi nel giro di cinque minuti, e un quarto fece la stessa fine qualche ora dopo, al costo di una sola nave. La flotta giapponese non era più una minaccia, e l'equilibrio dei poteri nel Pacifico era passato definitivamente a favore degli Stati Uniti.

Nel sud del Pacifico, la minaccia giapponese all'Australia era stata zittita quando, in un confronto faccia a faccia, gli australiani riuscirono a sconfiggere i giapponesi in Nuova Guinea, così come gli americani avevano già fatto a Guadalcanal. Allo stesso tempo, gli sforzi spesi dai locali nelle Filippine per ingaggiare la lotta partigiana costrinsero i giapponesi a spostare le proprie risorse per mantenere il controllo dell'arcipelago. Questo spostamento fu così ingente da rovinare la tabella di marcia nipponica e da distruggere l'attimo propizio all'attacco che si pensava fosse necessario per invadere l'Australia. La guerra nel Pacifico divenne una guerra di attrito, nella cui venne lasciato poco o nessun quartiere al nemico. Le forze statunitensi balzarono da isola ad isola, vincendo ogni battaglia, ma allo spaventoso prezzo di dover vedersela ogni volta con avamposti giapponesi così agguerriti da essere disposti a resistere fino all'ultimo uomo piuttosto che arrendersi.

Nel 1943, le forze tedesche sul Fronte Orientale venivano continuamente respinte. L'ultima offensiva tedesca a Kursk portò alla più grande battaglia di carri armati della Storia e a una tosta sconfitta per Hitler (strategicamente; le perdite sovietiche furono... estreme, per usare un eufemismo, ma fino a che più e più uomini e macchine si susseguivano al fronte, Stalin non aveva ragione di preoccuparsi di cose come la perdita di trecentomila uomini e di seimila carri armati). Con il morale alle stelle per la recente vittoria estiva sui tedeschi, i sovietici passarono il resto dell'anno spingendoli inesorabilmente ancora e ancora indietro, dissanguandoli e mettendo a dura prova la loro resistenza. Nel sud dell'Europa gli Alleati danno seguito alla vittoria in Nord Africa portando l'invasione in Italia, dopo aver imboccato ai tedeschi informazioni false riguardo ad una “certissima” invasione sulla costa dei Balcani. I tedeschi abboccarono, e spostarono il grosso delle truppe italiane in Jugoslavia. Dopo l'invasione alleata, il governo italiano optò per una Heel–Face Turn, abbandonando la Germania, deponendo Mussolini e firmando un trattato di pace con gli Alleati. Comunque, le forze naziste occupano velocemente le rimanenze dello Stivale e le forze Alleate in Italia impiegano ben due anni per conquistare la penisola. Mussolini viene liberato dagli arresti domiciliari grazie a un commando di paracadutisti tedeschi e insignito della leadership di un governo fantoccio nel nord Italia, la Repubblica Sociale Italiana. Alla fine della guerra, il 28 Aprile del 1945, lui e la sua amante vengono catturati dai partigiani durante un tentativo di fuga in Svizzera. Vengono giustiziati sommariamente e i loro corpi sono appesi a testa in giù a Milano, a Piazzale Loreto.

Mentre la guerra si rivoltava contro di lui in Europa, Hitler e i suoi iniziarono a parlare di genocidio, quello che oggi è passato alla Storia come 'L'Olocausto'. Si trattava di una risposta organizzata ai problemi creati dal dominio tedesco sulle nuove popolazioni acquisiti dopo l'Operazione Barbarossa. I ghetti e i campi di lavoro erano solo una parte della soluzione; se da una parte molti prigionieri dell'Armata Rossa e gli indesiderabili capaci di lavorare potevano essere fatti scomparire ammazzandoli di lavoro in qualche miniera, in un campo minato o in una fabbrica, non c'era però alcuna ragione di sopportare l'esistenza degli omosessuali (maschi) – le omosessuali femmine si pensava fossero curabili attraverso l'attività sessuale correttiva coatta, o almeno lo si sperava – dei gitani e degli ebrei, che per loro natura non sarebbero mai potuti essere altro che pestiferi di fronte alle razze superiori. A questo punto una lunga coltre di indesiderabili inutilizzabili venne fatta spostare come un fantasma di là dei ghetti, via nei campi di concentramento, dove avrebbero trovato la morte, e forse qualche impegno futuro come saponetta. Ad Aushwitz-Birkenau, più di un milione di ebrei da tutta Europa vennero uccisi col gas. A Treblinka, campo dedicato allo sterminio degli ebrei polacchi, più di ottocentomila subirono lo stesso destino. Le stime variano, ma si pensa che le vittime ebree e di discendenza ebraica raggiunsero le sei milioni, prima che il Reich si arrendesse. Questo significa che scomparve metà della popolazione ebraica prebellica nelle aree occupate da Hitler. Più del 90% degli ebrei della Polonia vennero uccisi. Similmente, solo poche migliaia di soldati sovietici vennero liberati alla fine della guerra, anche se le catture superavano tranquillamente le centinaia di migliaia. C'è da dire che, per quanto riguarda i soldati, la stessa stima si applica ai campi di prigionia sovietici e Alleati nei confronti dei tedeschi e dei suoi alleati.

Nel frattempo l'Armata Imperiale aveva mobilitato un mezzo milione di uomini per un'offensiva finale contro le forze del Partito Nazionalista – era l'Operazione Ichigo. Il ragionamento del Comando Generale era che se il Giappone poteva sconfiggere le 'armate base' di Chiang Kai-shek sul campo, poteva anche passare all'offensiva e catturare l'ultima fortezza Nazionalista sul bacino di Sichuan. Se la cosa fosse riuscita, avendo preso il controllo l'ultima area agricola fuori dal dominio ufficiale dei giapponesi, i Nazionalisti sarebbero stati costretti o ad arrendersi o a morire di fame, e i signori della guerra cinesi, nominalmente alleati coi Nazionalisti si sarebbero (si sperava) schierati coi giapponesi, piuttosto che essere spazzati via uno alla volta. Se questo fosse accaduto, la Cina sarebbe stata davvero sotto totale controllo giapponese, e fino a un milioni di veterani della guerra con la Cina sarebbero stati liberi di essere impiegati su altri fronti. Questo il piano presentato al partito dominante nel paese; ma il vero piano è molto più realistico, cosa che dà un'idea della psicosi insita nel cuore del Gabinetto Imperiale. Il Comando Generale spera di eliminare certe sacche di Nazionalisti, migliorando la situazione logistica connettendo le loro forze e catturando o rendendo inoffensive – o semplicemente non rifornibili – le basi aeree americane nel territorio Nazionalista. Molte delle suddette basi erano abbastanza vicine alle linee del fronte e gli aerei che operavano da lì erano una grave minaccia alle truppe giapponesi e alle loro linee di rifornimento, visto che tra l'altro imponevano di stanziare altri aerei per fare da scorta nelle missioni di bombardamento strategico. L'imponenza dell'attacco e l'effetto sorpresa prendono i Nazionalisti con la guardia abbassata, ma c'è un'altra offensiva che in quel momento si sta svolgendo dall'altra parte del mondo, e che ruba la scena all'evento orientale.

In Europa, la situazione tedesca passa Di male in peggio quando gli Alleati del fronte occidentale – specialmente gli americani, gli inglesi e i canadesi – sbarcano nella penisola della Normandia, nel nord della Francia, il 6 Giugno 1944; Hitler ora sta combattendo una guerra su due fronti contro armate più grandi e meglio equipaggiate, e dotate di un notevolissimo supporto aereo. Due settimane dopo lo sbarco Alleato, i sovietici lanciano la loro più grande offensiva del conflitto: l'Operazione Bagration, che annienta il nucleo centrale delle truppe tedesche nell'Est. L'Armata Rossa si spinge avanti di duemila miglia, ripulendo quasi tutta l'URSS dai tedeschi e raggiungendo Varsavia. Stalin ha ormai spezzato le reni alla Wehrmacht. Nel frattempo, mentre i sovietici sono occupati in questa operazione, gli Alleati occidentali riescono ad uscire dalla Normandia dopo due mesi di combattimenti. I bombardamenti Alleati (esemplare quello di Dresda, come raccontato in Mattatoio N 5) si fanno sempre più frequenti e causano enormi danni alla Germania, sia da un punto di vista militare, che civile. I bombardamenti si fanno man mano più intensi fino alla fine della guerra, lasciando la maggior parte delle città del Reich in rovina, rendendo anche le capacità della Luftwaffe pressoché nulle. Ora che gli aerei tedeschi non possono più raggiungere la Manica, Hitler si risolve a impiegare una nuova arma di rappresaglia, la Vergeltungswaffen-1, o V-1, seguita dal missile balistico V-2.

A questo punto, alcuni ufficiali tedeschi decisero che ne avevano abbastanza,e cercarono di salvare il loro paese dalla distruzione totale sotto il dominio di Hitler. C'era stato attrito tra i Nazisti e Hitler sin da quando questi era salito al potere nel 1933. Comunque, le spettacolari vittorie in Polonia e Francia avevano sedato questi scontri per un poco, fino a che il Fronte Orientale non si trasformò in una ritirata di massa. Il 20 Luglio del 1944, il Colonnello Claus von Stauffenberg piazzò una bomba nel Quartier Generale di Hitler, la Tana del Lupo. Come parte del piano, altri ufficiali tedeschi si prepararono a dare inizio all'Operazione Valchiria, una manovra di salvataggio nel caso fosse seguito un collasso delle istituzioni (cosa che avrebbero sfruttato per arrestare gli altri ufficiali nazisti, in particolare quelli delle SS). Comunque, Stauffenberg viene interrotto e riesce solo a preparare la bomba a metà, dimezzandone la quantità degli esplosivi. Non solo, ma la bomba viene piazzata dalla parte sbagliata del tavolo, permettendo a Hitler di salvarsi facendosi scudo con il legno del tavolo stesso. Nonostante avessero preso in considerazione di lanciare Valchiria anche in caso Hitler fosse sopravvissuto, i cospiratori di Berlino indugiano parecchie ore, ansiosi di sapere se il piano fosse andato a buon termine. Alla fine della giornata, la congiura era fallita e Stauffenberg viene giustiziato sul posto. Più di cinquemila persone associate al piano subiscono la stessa pena, compreso il famoso ufficiale Erwin Rommel, la cui connessione diretta con la congiura era tutt'altro che certa.

Sul fronte, l'invasione Alleata procede bene e ad Agosto Parigi viene liberata. Comunque, sembra andare fin troppo bene. Le forze alleate fanno a gara per sconfiggere i tedeschi rimanenti, spingendosi ben oltre le linee di rifornimento (che già erano diventate pericolosamente estese). In aggiunta, i tedeschi riuscirono a salvare una notevole quantità delle loro forze. Questo diede all'Alto Comando Alleato l'idea che la Wehrmacht fosse una minaccia passata. Non essendo in grado di dare supporto ai suoi generali migliori, il feldmaresciallo inglese Bernard Montgomery e il generale americano George S. Patton, Dwight Eisenhower venne costretto a scegliere a quale dei due destinare la priorità sui rifornimenti. Montgomery propose un piano audace, chiamato “Operazione Market Garden”, che prevedeva uno schieramento intensivo di paracadutisti in Olanda per occupare un certo numero di ponti strategicamente vitali. Nel caso fosse riuscita, le truppe sarebbero state in grado di attraversare il Reno e occupare la Ruhr, il cuore industriale della Germania. Montgomery asseriva che avrebbe garantito la fine della guerra per Natale. Messo sotto pressione dai leader civili per farla finita in fretta, Eisenhower accettò. Sfortunatamente, gli inglesi si dimostrarono troppo sicuri che il piano riuscisse, e lo misero in atto senza le dovute preparazioni. Una combinazione di cattivo tempo, cattive operazioni di intelligence, cattiva logistica e cattivo equipaggiamento segnarono il fallimento dell'impresa. La Resistenza Olandese riuscì a sottrarre alcuni fascicoli chiave che suggerivano che le Panzer Division delle SS stessero pattugliando la zona, ma i vertici britannici li ignorarono. La presenza di un leader come Gerd von Rundstedt e di Walter Model consentì ai tedeschi di stabilire la frontiera giusto sul confine originale del paese, aiutati anche dalla carenza di rifornimenti dei loro nemici, peggiorata dal fallimento di Market Garden,

Nel frattempo, l'Operazione Ichigo stava stallando. Molti delle basi aeree Alleate in Cina erano state catturate o abbandonate a causa della loro vicinanza con le linee di confine. Anche se l'armamento e il supporto aereo giapponese si erano dimostrati ancora una volta problematici, l'addestramento americano e le armi del Lend-Lease si erano rivelate inestimabili – armi anti-carro come il bazooka furono un grande miglioramento rispetto ai cocktail Molotov e alle granate che erano prima la sola risorsa disponibile, e con la American Air Force nelle vicinanze, i giapponesi avevano ormai dimenticato cosa fosse la superiorità aerea in Cina. In altre parole, era ormai una guerra del tutto diversa da quella di sette anni prima, una che era ormai alla portata di mano delle forze cinesi. Un gruppo di ufficiali dissidenti dell'Esercito Imperiale persuase i suoi uomini a tentare un'ultima, disperata offensiva attraverso le montagne fino al bacino di Sichuan. Fallirono, e il contrattacco Nazionalista mise in rotta la loro intera armata, obbligandoli ad abbandonare tutte le conquiste fatte durante Ichigo, e a ritirarsi fino alle coste fiumane e costiere. L'offensiva giapponese nell'India-Birmania inglese si era pure rivelata un mostruoso disastro, sì che dopo la vittoria ad Imphal, l'armata anglo-indiana iniziò ad avanzare lentamente ma inesorabilmente attraverso la Birmania fino alla Thailandia, alleata dei giapponesi.

In Europa, Hitler fa tesoro della lezione imparata sul fronte Orientale, e raduna le sue ultime forze per un attacco a sorpresa contro gli Alleati dalla parte francese. Nel Dicembre 1944, le sue legioni attaccano attraverso le Ardenne – lo stesso percorso con cui erano giunti in Francia quattro anni e mezzo prima – nel tentativo disperato di tagliare i contatti tra le forze inglesi e americane. L'Offensiva delle Ardenne termina con qualche conquista tedesca della durata di pochi giorni grazie al maltempo, e poi in un inevitabile sconfitta nel momento in cui carri di Hitler finiscono il carburante e vengono lasciati indietro mentre le truppe sono spinte indietro dai contrattacchi Alleati, specialmente dopo che la fine del brutto tempo permette di nuovo agli aerei alleati di solcare i cieli. Questa sconfitta nullifica la capacità difensiva tedesca anche sul fronte occidentale. La Germania ora è un paese svuotato anche di ogni maschio adolescente e di mezza età, visto che quelle categorie erano già state passate alla leva come riserve di difesa da tempo. Nel frattempo, i sovietici circondano praticamente l'interezza del centro del fronte orientale dell'Asse, spazzando via un intero gruppo di armate e prendendosi il tempo necessario ad avanzare attraverso i Balcani, l'Ungheria e la Romania, prima di passare alla Germania stessa – cosa che sarebbe loro servita per poter negoziare un nuovo ordine mondiale postbellico con un punto a loro favore. Nell'Aprile del '45, le truppe sovietiche ed americane si incontrano in un villaggio tedesco chiamato Torgau. L'onore di prendere Berlino viene lasciato ai sovietici, che riescono a farlo alla fine dello stesso mese, ma ad un costo terribile, infognandosi in quella che è stata reputata la battaglia più caotica della Storia. Hitler si suicida nel suo bunker sotterraneo il 30 Aprile 1945. L'8 Maggio, i tedeschi si arrendono ufficialmente e la guerra in Europa giunge al termine.

Ma ad alimentare l'esasperazione generale ci pensa il Giappone, che continua a combattere. Gli americani continuano a saltellare da un'isola all'altra, avvicinandosi alle Isole Madri, catturando nel frattempo le isole di Iwo Jima e Okinawa, utili come supporto alla campagna di bombardamento a tappeto e ad una possibile invasione di massa. La lotta è selvaggia e disumana, sanguinosa e lenta, piena di attacchi di kamikaze che sorprendono gli Alleati della determinatezza giapponese a voler continuare a combattere. L'affondamento di quasi l'intera flotta mercantile giapponese e l'impatto dei raid aerei sull'agricoltura, uniti alla carestia di quell'anno obbliga i sudditi imperiali a sopravvivere con meno di 1200 calorie giornaliere. Ma la cosa non è poi tanto malaccio, visto che il governo pubblica una serie di articoli che spiegano come sopravvivere alla fame integrando la propria dieta con una base di segatura, insetti e topi. Anche se l'Impero traballa, il governo mette in gioco ogni nave, aereo e carro armato disponibile nell'Impero ritirandolo nelle Isole Madri, e arruola chiunque ne sia in grado, aspettando l'invasione. Il petrolio che rimane viene girato alle nuove navi kamikaze; l'aeronautica si prende una piccola porzione del tutto per rifornire i suoi squadroni kamikaze. Su carta, i Corpi Volontari sono più che in grado di respingere l'invasione di proprio pugno; nella realtà, ci sono ben pochi armi disponibili, e ancora meno munizioni, così alle truppe di adolescenti e di vecchi viene insegnato come combattere con i coltelli, con le lance e con le molotov. Ogni tanto, a qualcuno veniva anche assegnata una granata.

Nel Pacifico, gli americani catturano l'isola di Saipan dopo un'intensa e terribile battaglia di terra e di mare. Il nome ufficiale di quest'ultima è “Battaglia del Mar delle Filippine”, ma viene soprannominata “Caccia al Tacchino delle Marianne” perché, anche se la flotta americana riuscì ad affondare una sola portaerei giapponese, vennero abbattuti più di 500 aerei, cui vanno aggiunti i 100 persi dagli americani. Altri due portaerei giapponesi vengono poi affondati dai sottomarini. L'isola di Saipan è abbastanza vicina da consentire ai bombardieri USA di colpire le Isole Madri giapponesi. La cosa all'inizio sembra avere ben poca utilità, fino a che qualcuno suggerisce di impiegare bombe infuocate per incenerire le città. Esattamente come per i cinesi, la maggior parte degli edifici giapponesi del tempo erano di legno. Dopo centinaia di migliaia di vittime a queste operazioni, quello che della Marina Imperiale salpa per un'ultima battaglia contro gli americani e nonostante che una porzione della flotta riesca ad arrivare molto vicino al suo obiettivo, l'intera compagnia viene immediatamente annichilita nel più grande scontro navale della Storia, la Battaglia del Golfo di Leyte. I Marine americani sbarcano nelle Filippine nel tardo '44, e dopo diversi mesi di combattimenti brutali, ottengono il controllo della maggior parte della loro vecchia colonia. Ora, è evidente anche ai giapponesi stessi che il loro paese non ha nessuna possibilità di vincere.

Non c'è più modo di capire quali fossero i tempi o gli scopi dell'invasione, pianificata per Ottobre. Quella che viene battezzata “Operazione Downfallsi calcola in grado di produrre più del doppio delle perdite totali degli Alleati fino a quel momento. Le perdite civili giapponesi si dice supereranno quelle cinesi, cosa notevole visto che il Giappone ha solo un decimo degli abitanti della Cina. Il Guomindang è sul punto di lanciare la sua offensiva, la prima della guerra, per riprendersi quanta più Cina possibile prima che i sovietici arrivino – Chiang Kai-shek teme che i russi possano appropriarsi di tutta la terra, delle armi e dell'equipaggiamento preso dai giapponesi ad opera dei Cinesi Comunisti.

Una nuova arma, una bomba di immenso potere, è stata appena creata per aiutare gli sbarchi. Dopo aver assistito alla forza distruttiva del prototipo, alcuni osano sperare che la minaccia del suo utilizza possa essere abbastanza per indurre il Giappone ad arrendersi. Nello stato americano del Nuovo Messico, un team multinazionale di scienziati condotti da Robert Oppenheimer testano la prima bomba atomica. Gli Alleati chiedono poi al Giappone la resa incondizionata, che viene rifiutata. Una bomba atomica viene fatta calare sulla città di Hiroshima il 6 Agosto 1945, uccidendo centomila persone in un secondo; un'altra viene lanciata su Nagasaki il 9 Agosto, con risultati analoghi. Nel frattempo, l'Unione Sovietica invade la Manciuria e si disfa facilmente dell'Armata giapponese della Cina del Nord. Comprendendo che gli attacchi subiti potrebbero non essere gli ultimi, l'Imperatore stesso dichiara di averne abbastanza, e firma la pace il 14 Agosto. Un trattato formale viene ratificato il 2 Settembre.

La Seconda Guerra Mondiale è terminata. Gli americani e i sovietici cercano di obbligare i Nazionalisti cinesi e i Comunisti a formare un governo insieme, ma senza successo. Dopo tre anni di guerra civile, i Comunisti proclamano, nel 1949, la Repubblica Popolare Cinese. Con il Piano Marshall, gli USA investono nella ricostruzione dell'economia tedesca e giapponese, che diventano pacifiche e prosperose. Gli orrori dell'Olocausto portano alla creazione dello stato di Israele nel 1948, in quella che era stata la Palestina Britannica (cosa che ben presto avrebbe portato ai Conflitti Arabo Israeliani). Nonostante le proposte di unificare Germania ed Austria sotto un governo democratico neutrale, entrambi i paesi e l'Europa nel suo insieme vengono sempre più divisi tra l'area di dominazione sovietica, l'Est Comunista dittatoriale, e quella assistita dagli americani, l'Ovest democratico. Solo nel 1989 che il 'secondo mondo' Comunista collassa da dentro e i regimi dell'Europa orientale soccombono a nuove rivoluzioni. La Germania, rimasta separata per anni, viene ufficialmente riunita l'anno seguente, consegnando al passato anche l'epilogo della Seconda Guerra Mondiale.

Le vittime furono dai 62 ai 78 milioni, il 3-4% della popolazione mondiale del tempo. L'URSS 'vinse' la gara delle perdite totali e militari, con 26,6 milioni di caduti. Dietro ad essa, la Cina, con il maggior numero di vittime civili, per un totale di almeno 15 milioni. La Polonia perse un settimo della sua popolazione, e la Repubblica Sovietica di Bielorussia – che sostenne il grosso del peso sia dell'offensiva tedesca che di quella sovietica nonché la campagna di guerriglia più intensa della Storia – perse un quarto dei suoi abitanti, proporzione che supera anche quella degli ebrei. La Jugoslavia perse 1 dei sui 15 milioni di abitanti. L'Ungheria e la Grecia persero rispettivamente il 6 e il 10% della popolazione. Il Commonwealth e la Francia, comunque, subirono meno perdite di quanto occorso nella Prima Guerra Mondiale (cosa non particolarmente sorprendente, visto che furono i sovietici a dover subire i peggiori assalti dei tedeschi), ma il numero relativo di vittime civili fu molto più alto a causa dei bombardamenti aerei, ai massacri di civili (come rappresaglie) e agli occasionali genocidi.


    Tropi notoriamente associati a questo periodo 


Opere ambientate in questo periodo:

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